PALLAVOLO E NUTRIENTI: FOCUS SULLE PROTEINE

PALLAVOLO E NUTRIENTI: FOCUS SULLE PROTEINE

Pallavolo e Nutrienti:

Focus sulle proteine

Come già accennato nell’ ultimo articolo, un altro gruppo di macroelementi fondamentali per il nostro organismo è rappresentato dalle proteine il cui nome di origine greca significa “sostanze di prim’ordine”.
Le PROTEINE hanno principalmente funzione plastica, cioè rappresentano la materia basilare delle nostre cellule; ad esse sono affidati numerosi compiti biologici nel nostro organismo: riparazione e costruzione dei tessuti, trasporto di importanti molecole (un esempio è l’emoglobina deputata al trasporto dell’ossigeno nel sangue), regolazione ormonale (insulina, ormoni ipofisari..),  difesa dell’organismo e in parte, funzione energetica.

Le proteine sono costituite da molecole più piccole chiamate AMMINOACIDI, sintetizzabili solo in parte dal nostro corpo i quali si suddividono, proprio per questo motivo, in ESSENZIALI e NON ESSENZIALI.  Gli amminoacidi definiti “essenziali” non possono essere costruiti dall’organismo e dunque devono essere assunti tramite l’alimentazione.

Spesso, quando si trattano argomenti riguardanti l’alimentazione si sente parlare di proteine NOBILI e NON, la differenza tra le due tipologie sta nel fatto che quelle Nobili contengono tutti gli amminoacidi essenziali e le altre solo alcuni. Le proteine nobili si trovano in alimenti di origine animale (carne, pesce, uova, latticini), mentre le proteine non nobili sono di origine vegetale (grano, soia, cereali, legumi…). Va sottolineato che l’abbinamento di forme proteiche non nobili può comunque portare ad una razione alimentare equilibrata e di buona qualità; per fare un esempio abbinare i cereali con i legumi permette di ottenere un pool amminoacidico completo paragonabile a quello di un alimento di origine animale in quanto il deficit di un determinato amminoacido nei cereali è colmato dalla presenza di questo nei legumi e viceversa.

L’apporto proteico giornaliero consigliato per un soggetto sedentario è di circa 1 gr di proteine per kg di peso corporeo e può arrivare fino ai 2,5 gr pro kg in atleti che effettuano sport di potenza.  In uno sport come la pallavolo, il fabbisogno proteico si attesta tra 1,2- 1,7 gr pro kg al giorno (in base al tipo di ruolo svolto). La quota proteica giornaliera infatti va stabilita in base al tipo di attività fisica svolta e alle necessità metaboliche del soggetto. Semplificando, mentre per un soggetto sedentario il cui peso medio è 70 kg possono risultare sufficienti circa 70 gr di proteine giornaliere, in un atleta dello stesso peso che necessita di incrementare o mantenere la propria massa muscolare il fabbisogno può arrivare a valori molto più alti (nel caso di un pallavolista da un minimo di 84 gr fino ad arrivare a 119 gr al giorno).

Spesso assistiamo (soprattutto a livello mediatico) a discussioni riguardanti i possibili problemi o la salubrità stessa di una dieta ricca proteine, in realtà dobbiamo vedere sempre il tutto in un ottica di relatività. Come già accennato precedentemente l’assunzione proteica, va attentamente correlata alle caratteristiche del soggetto che ci troviamo davanti.  Nel caso ad esempio di possibili danni renali causati da un eccesso proteico, diversi studi effettuati su atleti che abitualmente fanno maggior uso di alimenti proteici e di integratori a base di amminoacidi, hanno dimostrato che non si assiste ad una maggiore incidenza di patologie renali rispetto a soggetti che seguono regimi alimentari a minor contributo proteico.  Ben diversa è la condizione in cui il soggetto abbia una qualche problematica renale, in questo caso esiste un rischio effettivo che un aumento della quota proteica possa peggiorare una condizione già di per sé compromessa.

E’ Importante sottolineare inoltre, che spesso problematiche di salute in soggetti che consumano grandi quantità di alimenti proteici di origine animale (soprattutto carne rossa o formaggi), non sono da attribuire ad un eccesso di proteine quanto piuttosto alla presenza, in questi alimenti, di importanti quantità di grassi saturi e colesterolo.

Per concludere è consigliabile bilanciare, lungo l’arco della settimana, l’assunzione di proteine animali con quelle di origine vegetale, alternando quindi ai vari alimenti di origine animale di buona qualità (ad esempio pesce e carni bianche) adeguate porzioni di legumi e limitando, tra gli alimenti proteici di origine animale, principalmente carni rosse, carni trasformate (salumi e affettati) e  . Infine per un migliore assorbimento, bisogna ricordare di spalmare la quota proteica giornaliera sfruttando tutti i pasti della giornata (colazione, pranzo, cena) evitando di concentrarla in un’unica soluzione.

By Marinella Stagno

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Splash Volley Tour Marche 2017

Splash Volley Tour Marche 2017

Splash Volley Tour Marche 2017

2 Tappe:

Macerata @Heaven Beach, dal 30 Giugno al 2 Luglio

Ancona @Piazza Pertini, 28-29 Luglio+ FinalSix 30 Luglio

 

Finalmente è arrivato l’evento più fresco dell’estate!

Lo Splash Volley arriva per la prima volta nelle Marche, con un Torneo itinerante per tutti gli appassionati di pallavolo, dove l’unico scopo è divertirsi!

Un evento nuovo e diverso da tutti gli altri.

In un campo da Volley acquatico 11x22m con rete 2.24 m, verseremo tanta acqua fino a raggiungere circa 40 cm e posizioneremo sotto al campo un tappetino antiurto per prevenire ginocchiate fastidiose!

Struttura:

2 Fasi eliminatorie a Macerata ed Ancona.
Le finaliste per ciascuna tappa, si affronteranno nella Finale in Piazza Pertini il 30 in Ancona.

Sarà come giocare sul bagno-asciuga, ma in piena città!

Regolamento:

  • E’ consentita la partecipazione a tutti i ragazzi/e che abbiano compiuto il 16° anno di età;
  • il limite di tesseramento è fissato fino alla serie B maschile e B1 femminile (comprese);
  • Massimo 20 squadre per tappa;
  • si qualificano alla Finale le finaliste per ogni tappa;
  • si gioca 4 Vs 4 misto;
  • minimo 4 persone per squadra,
  • 2 donne sempre in campo;
  • rete 2.30 m;
  • regole della pallavolo con l’eccezione dell’invasione di campo sottorete come da Beach Volley;
  • i fuori sono definiti dai gonfiabili sui lati (se tocca anche parzialmente il bordo prima di toccare l’acqua, è considerata PALLA OUT);
  • 1 SET a 25 per la fase a gironi (ogni vittoria vale 3 punti in classifica);
  • 2 su 3 per la fase ad eliminazione diretta (2 a 25 e terzo a 15);
  • Finale 1°-2°, 3° e 4° Posto, 3 set su 5.

Modalità d’Iscrizione:

Qui di seguito le modalità di pagamento ed iscrizione per le singole tappe, potete usare il form online per singola tappa o contattarci direttamente ai nostri riferimenti a fondo pagina.

 

  • Macerata

Primo ed unico Torneo  4×4 di volley su sabbia ed acqua.

Potete direttamente iscrivervi all’Heaven Beach, il campo da beach volley coperto in Via dei Velini, di fianco allo Stadio Helvia Recina, compilando il seguente modulo in tutte le sue parti oppure contattarci ai nostri recapiti a fondo pagina.

Modulo di Iscrizione

Le iscrizioni chiudono il 28 di Giugno o al raggiungimento delle 20 squadre.

  • € 20 a persona 
                             Scarica il Regolamento

 

Cosa è incluso nell’iscrizione?

  1. Colazione
  2. Sacca ClubUp!
  3. Maglia

 

  • Ancona

L’iscrizione e pagamento avverrà tramite la piattaforma EventBrite al seguente Link o tramite contatto telefonico!

Splash Volley Tour Marche 2017 EventBrite

per Costi ed ulteriori info vi rimandiamo alla pagina specifica per l’evento in Ancona!

Premi:

  • Materiale Tecnico Macron per le prime 3 squadre qualificate;
  • Occhiali da Sole;
  • Buoni omaggio;
  • Coppe;
  • Accesso diretto alla Final Six di Ancona il 30 Luglio.

Contatti:

info@clubup.it
mattia.patrassi@clubup.it

Mattia Patrassi 3339646600
Enrico Borsini 3385967454 (solo per la tappa di Macerata)

 

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Il dolore femoro-rotuleo 2° parte

Il dolore femoro-rotuleo 2° parte

Il dolore femoro-rotuleo
2° parte

 

Come ci dovrebbe comportare in caso di dolore femoro-rotuleo?

 

La modalità di intervento varia a seconda della fase in cui ci troviamo e a seconda di quelli che sono i fattori biomeccanici predisponenti:

  • fase iniziale, o fase acuta (primi 5-10 giorni):
    1. riposo, riducendo il più possibile le attività che provocano il dolore;
    2. in caso di dolore molto forte, chiedere al proprio medico la tipologia e il corretto dosaggio di farmaci antinfiammatori e/o antidolorifici;
    3. consultare un fisioterapista, il quale, dopo un’accurata anamnesi e valutazione clinica, personalizzerà il trattamento in base alle aspettative e alle necessità del paziente;
    4. esercizi terapeutici da seduto o da disteso, che diminuiscono il sovraccarico a livello dei tessuti infortunati e al tempo stesso permettono di mantenere attiva la muscolatura di tutta la gamba;
  • fase intermedia, o fase sub-acuta (dopo aver ottenuto una buona diminuzione del dolore):
    1. aumento graduale del carico;
    2. ridurre il tempo e/o l’intensità degli esercizi, qualora il dolore dovesse aumentare per più di 24 ore dopo l’allenamento;
    3. iniziare gli esercizi terapeutici in piedi, che possano simulare quelli che sono le necessità sport specifiche e della vita quotidiana, supervisionati dal fisioterapista e dal preparatore atletico;
  • correzione dei fattori biomeccanici predisponenti:
    1. esercizi per migliorare il controllo del busto e del bacino, cosiddetti di “core stability”;
    2. esercizi per migliorare la debolezza e la funzionalità alterata dei muscoli dell’anca e della coscia (rinforzo dei glutei e del quadricipite);
    3. potrebbero anche essere necessari esercizi per migliorare la qualità dell’appoggio del piede e, in alcuni casi, l’utilizzo dei plantari.

 

Queste mostrate solo alcune delle innumerevoli proposte di esercizi terapeutici; ogni esercizio va scelto e dosato accuratamente dopo un’attenta valutazione del quadro sintomatologico e della forza muscolare:

 

A tutto ciò bisognerà sempre affiancare esercizi di stretching (in primis per i polpacci, per i muscoli posteriori della coscia e per i muscoli laterali dell’anca) e delle sedute di terapia manuale per migliorare:

  • l’intensità del dolore;
  • la mobilità della colonna vertebrale e del bacino;
  • la mobilità dell’anca, del ginocchio (compresa la rotula) e della caviglia;
  • la flessibilità delle catene muscolari più accorciate.

 

Cosa ci suggerisce la ricerca scienifica? 

I tutori e i bendaggi funzionali, compreso il Kinesio Taping®,  possono aiutare a ridurre e a controllare il dolore, soprattutto nelle fasi iniziali e in vista di impegni sportivi; sarà compito del fisioterapista valutare, applicare e, in caso, insegnare all’atleta (e/o all’allenatore o a qualsiasi altro membro dello staff) la tecnica più indicata.

 

Come detto nel paragrafo precedente, non esiste un protocollo univoco di esercizi da
seguire, poiché i fattori biomeccanici predisponenti sono molteplici; è però importante tenere presente, per diminuire il sovraccarico a livello dell’articolazione femoro-rotulea durante gli esercizi rinforzo del quadricipite, quanto dimostrato da un’equipe di ricercatori americani:

  • meglio eseguire la leg extension da 90° a 45° di flessione del ginocchio;
  • meglio eseguire lo squat, o gli affondi, da 45° di flessione a completa estensione delle ginocchia (il cosiddetto “mezzo squat”).

 

Ultimi consigli, i più importanti…

Pazienza, costanza e determinazione! Tornare a praticare sport può richiedere diverse settimane, in base alla durata e alla natura dei sintomi, alle limitazioni funzionali, alla forza muscolare e all’aderenza al programma di esercizi; ridurre i tempi di recupero, o non partecipare attivamente alla riabilitazione, sono fattori spesso associati a ricadute.

 

Anche nel trattamento del dolore femoro-rotuleo, la parola chiave è gestione dei carichi (vedi immagine a lato), perciò affidatevi sempre a professionisti esperti ed adeguatamente formati che comunichino costantemente tra loro e con il coach.

By Pier Damiano Bertini

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Il dolore femoro-rotuleo

Il dolore femoro-rotuleo

Il dolore femoro-rotuleo

 

Il dolore femoro-rotuleo, conosciuto anche come “runner’s knee” per la sua alta frequenza nei runners, è caratterizzato da un dolore diffuso nella parte anteriore del ginocchio (intorno, dietro o sotto la rotula), che esordisce gradualmente e in maniera insidiosa anche durante le semplici attività quotidiane come camminare e salire/scendere le scale; può essere aggravato da salti, squat, corsa e dal mantenimento prolungato della posizione seduta.

Non è necessariamente associato una lesione a carico di una o più strutture anteriori del ginocchio; recenti studi clinici hanno dimostrato che esistono soggetti con dolore femoro-rotuleo in assenza di infiammazione e con perfetta conservazione di tendini, legamenti e cartilagine.

 

 Quali possono essere le cause del dolore femoro-rotuleo? Molteplici e spesso associate tra loro.

Partiamo dai cosiddetti fattori intrinseci, che sono puramente fattori biomeccanici:

  • un’alterazione della conformazione ossea del femore, sia a livello dell’anca
    che del ginocchio;
  • un alterato scorrimento della rotula;
  • una variazione del movimento di tutta la gamba, dall’anca al piede, durante la fase di appoggio monopodalico;
  • una debolezza dei muscoli stabilizzatori del tronco e del bacino;
  • una debolezza dei muscoli stabilizzatori dell’anca;
  • una debolezza del quadricipite;
  • un’eccessiva rigidità dei muscoli flessori del ginocchio e/o dei polpacci e/o del quadricipite;
  • una ridotta o eccessiva mobilità della caviglia;
  • un aumento della pronazione dinamica del piede;
  • nel caso specifico dei runners, si è visto che una tecnica di corsa errata (appoggio di tallone, passi eccessivamente lunghi, bassa frequenza d’appoggio, inclinazione del busto all’indietro) contribuisce allo sviluppo del dolore femoro-rotuleo.

Parlando invece dei fattori estrinseci, che non si riferiscono cioè al nostro organismo, dobbiamo considerare:

  • improvvise variazioni del carico di allenamento, in termini di frequenza e/o intensità;
  • un’eccessiva attività fisica e l’assenza, o l’eccessiva brevità, dei periodi di riposo;
  • variazioni dei terreni d’allenamento;
  • scarpe nuove e/o inadeguate;
  • ansia eccessiva e pressioni esterne in periodi particolari (come ad esempio partite o eventi sportivi importanti molto vicini tra loro).

 

Qual è il miglior trattamento? Il trattamento multi-modale.

Ad oggi le più recenti evidenze scientifiche ci suggeriscono che non è sufficiente una sola strategia di intervento per risolvere il dolore femoro-rotuleo, ma è la combinazione di tutte le opzioni sotto elencate che permette una gestione ottimale di tale problematica:

  • attenersi con costanza e scrupolosamente ad un programma di esercizi terapeutici;
  • sottoporsi a sedute di fisioterapia manuale passiva;
  • applicazione di bendaggi funzionali;
  • eventuale utilizzo di tutori per il ginocchio e/o plantari;
  • antinfiammatori e antidolorifici (sotto prescrizione medica), o infiltrazioni, e ghiaccio nella fase acuta.

 

Aspettateci fino a venerdì per conoscere quali sono le strategie più efficaci!
Stay Tuned

By Pier Damiano Bertini

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Pallavolo e Nutrienti, i Carboidrati 2° parte

Pallavolo e Nutrienti, i Carboidrati 2° parte

Pallavolo e Nutrienti,
i Carboidrati 2° parte

La velocità con cui un determinato alimento (contenente carboidrati) è in grado di innalzare la glicemia è  definito dall’INDICE GLICEMICO, un valore numerico attribuito a ciascun alimento basato su una scala in cui il glucosio ha un valore massimo di 100. Gli alimenti con un indice alto vengono digeriti più velocemente e fanno sentire prima il senso di fame, quelli con indice più basso vengono digeriti più lentamente e danno maggior senso di sazietà.  Quando un alimento innalza velocemente la glicemia l’organismo produce una eccessiva quantità di insulina che può provocare la cosiddetta ipoglicemia secondaria, condizione in cui il glucosio nel sangue si abbassa troppo e provoca oltre ad una  serie di disturbi fisici (debolezza, tremori…) anche un incremento del senso di fame con ricerca soprattutto di carboidrati.

Altre problematiche legate ad un’alimentazione ad alto indice glicemico sono rappresentate dal fatto che l’organismo in questo modo si abitua ad utilizzare preferenzialmente gli zuccheri al posto dei grassi e la stessa trasformazione dello zucchero in grassi tende ad aumentare, ciò porta ad una inevitabile conseguenza: l’aumento della massa grassa, inoltre anche lo stress ossidativo tende ad aumentare e nel tempo si crea un sovraccarico di lavoro per il pancreas che potrebbe in seguito causare insulinoresistenza e nei casi più gravi addirittura la comparsa del diabete.

La risposta del nostro organismo ad un determinato alimento non può comunque essere basato solo sul concetto dell’indice glicemico  in quanto altri fattori incidono sull’innalzamento del glucosio presente nel sangue  e  vanno tenuti nella dovuta considerazione per evitare di eliminare arbitrariamente molti alimenti preziosi dalla nostra dieta.

Primo fra tutti il CARICO GLICEMICO cioè il rapporto dell’indice glicemico di un alimento con la sua porzione media: la quantità di cibo che consumiamo è fondamentale!

Inoltre alcuni aspetti qualitativi dell’alimento possono incidere sulla sua capacità di innalzare la glicemia:

  • Grado di maturazione di frutta e verdura (maggiore è il grado di maturazione più alta sarà l’incidenza sulla glicemia)
  • Tipologia di zuccheri presenti (amidi, fruttosio, glucosio…),
  • Raffinazione e processamento del carboidrato (maggiore è la raffinazione, più alto sarà l’indice glicemico)
  • Presenza di fibra, proteine, grassi nello stesso pasto (la presenza di questi nutrienti diminuisce l’indice glicemico dell’ alimento)
  • Temperatura e tempo di cottura (per fare un esempio: la pasta consumata al dente incide meno sulla glicemia rispetto a quella cotta troppo a lungo)

Da quanto detto finora un logica conclusione è dunque mantenere una dieta che sia a basso indice glicemico ovvero seguire un’ alimentazione che tenga conto, non solo del valore glicemico tabulato dell’alimento, ma anche di tutti quei fattori che portano il pasto completo a realizzare una condizione che tenda ad avere i livelli più bassi possibile di glucosio nel sangue.

 

Alcune regole base per cercare di seguire una dieta a basso indice glicemico possono essere:

  1. preferire principalmente carboidrati di tipo integrale (più ricchi di fibre) evitando prodotti raffinati;
  2. utilizzare preferenzialmente carboidrati complessi di qualità (cereali integrali, legumi, patate ecc) e ridurre il consumo di dolci, snack, merendine;
  3. consumare prodotti alimentari il più possibile naturali, freschi, non lavorati, non trattati, senza conservanti;
  4. abbinare l’ alimento ricco in carboidrati ad altri ricchi in grassi, proteine o fibre ad ogni pasto, in modo da limitarne la porzione e ridurre il picco di insulina;
  5. non escludere arbitrariamente alimenti solo sulla base del loro indice glicemico;
  6. variare il più possibile le fonti glucidiche per evitare la monotonia nella dieta (non solo pasta o pane di frumento, ma anche orzo, farro, riso integrale, grano saraceno, miglio, quinoa…).

By Marinella Stagno

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PREPARAZIONE FISICA: LA SALA PESI

PREPARAZIONE FISICA: LA SALA PESI

Preparazione fisica:

il lavoro in sala pesi

Bilancieri, manubri, macchine… strumenti che hanno un rapporto di amore-odio con il pallavolista, che a seconda dei casi può appassionarsi alla “ghisa” o evitarla come la peste. Ma a dispetto delle singole inclinazioni, il lavoro coi sovraccarichi costituisce a mio parere una pratica indispensabile allo sportivo che voglia migliorare le proprie prestazioni in campo e, cosa ancora più importante, prevenire fastidi ed infortuni nel corso della stagione. In questa breve disamina analizzeremo le varie espressioni di forza nella pallavolo e come allenarle, quelle che sono considerate a mio parere le metodologie migliori e gli esercizi suggeriti, la loro applicazione pratica e come questa a volte debba fare i conti realtà che possono impedirne uno svolgimento ad arte.

 

LE VARIE ESPRESSIONI DI FORZA E LA PALLAVOLO

Alla base di ogni espressione di forza troviamo quella definita come MASSIMA, dalla quale dipendono tutte le altre. Essa rappresenta la forza più elevata che il sistema neuro-muscolare riesce ad esercitare in una contrazione volontaria e si traduce nel carico più elevato sollevabile in una ripetizione. Tradotto sul campo da gara, consente a tutta la struttura di assorbire gli impatti eccentrici (ad esempio quando atterriamo dopo un salto) e preserva le strutture tendinee e articolari da tensioni troppo elevate.

Da essa dipende la forza ESPLOSIVA, cioè la capacità del sistema neuro muscolare di superare resistenze con elevate velocità di contrazione e che in soldoni consente al giocatore di esprimere accelerazioni e salti decisivi per la prestazione ottimale.

Un ulteriore tipologia di forza è detta RESISTENTE, ed è definita come la capacità dell’organismo di resistere ad un carico di lavoro protratto nel tempo, ma per sua natura trova minori applicazioni nel volley piuttosto che in sport nei quali le azioni si protraggono più a lungo nel tempo (es. calcio).

Ma quale metodologia di lavoro adottare per allenarle e quali esercizi scegliere? 

Se parliamo di gestione di carichi il discorso è abbastanza semplice: la fisiologia ci dice infatti che per allenare le strutture adibite all’espressione di forza massima dobbiamo lavorare con basse ripetizioni ( meno di 6)  e carichi alti, mentre per stimolare la forza esplosiva dobbiamo eseguire un numero medio-basso di ripetizioni (meno di 10) con carichi sub-massimali (fino al 50%) e alla massima velocità.

La questione si complica quando arriva il momento di selezionare gli esercizi da somministrare all’atleta, poiché la loro scelta non è dettata solamente dai principi che il preparatore atletico intende seguire, ma anche dalla disponibilità di attrezzatura e dalle vedute dell’allenatore (il quale ad esempio potrebbe rinunciare ad un programma più impegnativo a fronte di uno più semplice ma con minori incognite).
Ad oggi  la teoria dell’allenamento nella pallavolo ci dice che dobbiamo allenare i movimenti piuttosto che i muscoli (e qui sta una prima e importante precisazione che si distacca da quella metodologia “old school” che prevedeva sedute simili al bodybuilding) , utilizzare carichi liberi (che a differenza delle macchine migliorano la coordinazione intermuscolare  e la stabilità), scegliere esercizi multiarticolari (ossia reclutare più muscoli con un unico movimento) ed eseguire il movimento in velocità pur rispettandone la corretta esecuzione.

GLI ESERCIZI IN SALA PESI

Diritti al punto: quali sono gli esercizi che non possono mancare nell’arsenale del pallavolista? A mio parere lo squat, lo stacco da terra, gli esercizi monopodalici, gli esercizi di spinta quali ad esempio la panca piana e il lento avanti, di trazione come i pull ups o il rematore bilanciere.

Personalmente trovo che grande giovamento si potrebbe trarre dall’introduzione di movimenti mutuati dalla pesistica olimpionica, come lo strappo e lo slancio, poiché il principio su cui lavorano è l’apertura d’anca e l’esplosività del gesto, guarda caso esattamente gli elementi fondamentali per una buona elevazione e quindi rendimento sotto rete. Purtroppo essi sono tanto efficaci quanto complessi nell’apprendimento, quindi spesso gli allenatori preferiscono tralasciarli per evitare intoppi con quello che è il lavoro sul campo da gioco.

Il lavoro che svolgo con la Lardini Volley (fresca di promozione in A1 e vincitrice della Coppa Italia nella foto sopra) in concerto con il coach, , a grandi linee è il seguente:

  • esercizi principali per gli arti inferiori che prevedono accosciate e affondi su instabilità seguiti da squat e affondi dietro con bilanciere
  • esercizi principali per gli arti superiori quali panca piana, spinte manubri, rematore, pullover e lat machine
  • esercizi complementari per il “core” che prevedono tutte le possibili varianti di crunch e lavoro per l’addome.

By Antonio Ortenzi

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Tendinopatia Achillea, come trattarla

Tendinopatia Achillea, come trattarla

Trattamenti Tendinopatia Achillea

Come ci dovrebbe comportare in caso di tendinopatia achillea?

Dividiamo il lavoro in fasi:

  • fase iniziale, o fase acuta (primi 5-10 giorni):
    1. riposo, riducendo il più possibile le attività che provocano il dolore;
    2. utilizzare calzature con un rialzo sotto al tallone;
    3. in caso di dolore molto forte, chiedere al proprio medico la tipologia e il corretto dosaggio di farmaci antinfiammatori e antidolorifici;
    4. consultare un fisioterapista, il quale, dopo un accurata anamnesi e valutazione clinica, personalizzerà il trattamento in base alle aspettative e alle necessità del paziente;
  • fase intermedia, o fase sub-acuta (2-6 settimane, dopo aver ottenuto una buona diminuzione del dolore):
    1. esercizio terapeutico personalizzato, supervisionato dal fisioterapista e dal preparatore atletico;
    2. aumento graduale del carico (es. + 10% ogni settimana);
    3. ridurre il tempo e/o l’intensità degli esercizi, qualora il dolore dovesse aumentare per più di 24 ore dopo l’allenamento;
    4. utilizzo di bendaggi funzionali per proteggere il tendine dal sovraccarico durante l’allenamento.

 

Cosa ci suggerisce la ricerca scienifica?

 Un’equipe australiana, la più importante al mondo nel campo delle tendinopatie, ha elaborato negli utlimi 2 anni un approccio a dir poco “esplosivo”, parafrasando il nome conferitogli da loro stessi: TNT, ossia Tendon Neuroplastic Training, che tradotto in italiano suonerebbe più o meno come “allenamento neuroplastico del tendine”.

In cosa consiste questo protocollo?

Il TNT unisce il concetto classico di rinforzo della muscolatura, attraverso esercizi isometrici ed esercizi concentrici-eccentrici lenti ad alto carico (HSRT, Heavy Slow Resistance Training), a quello di miglioramento del controllo motorio, ossia della capacità da parte del nostro cervello di controllare quei muscoli, utilizzando un metronomo per dare il giusto ritmo all’esercizio.

 

Un esempio?

 Ecco uno dei possibili modelli da seguire nella gestione di una tendinopatia, sia essa acuta o cronica, ricordandovi che il “fai da te” in questi casi è vivamente sconsigliato e che è sempre buona norma farsi seguire da un fisioterapista e da un preparatore atletico, in modo tale da integrare questo lavoro specifico con esercizi per altri distretti del corpo:

 

  • 3 volte a settimana per 12 settimane;
  • 3 esercizi, come mostrato nella figura;
  • 3 secondi andata, 3 secondi ritorno;
  • 5 minuti di recupero tra un esercizio e l’altro;
  • 3 serie da 15 RM* nella settimana 1;
  • 3 serie da 12 RM nelle settimane 2-3;
  • 4 serie da 10 RM nelle settimane 4-5;
  • 4 serie da 8 RM nelle settimane 6-8;
  • 4 serie da 6 RM nelle settimane 9-12;
  • 2-3 minuti di riposo tra una serie e l’altra.

* Affidarsi al preparatore atletico per la comprensione di questo dettaglio.

 

Ultimi consigli, i più importanti…

I vari protocolli esistenti in letteratura scientifica, dei quali fa parte questo appena menzionato, non escludono obbligatoriamente l’astensione dagli allenamenti, perchè, fatta eccezione per la fase acuta, è importante che l’atleta resti sempre a contatto con la squadra e con lo sport praticato; è pur vero, però, che è importante ridurre il numero e l’intensità degli allenamenti, almeno nelle prime 4-6 settimane.

Pazienza, costanza e determinazione! Tornare a praticare sport può richiedere da 1 mese a 6 mesi o più, in base alla durata e alla natura dei sintomi, alle limitazioni funzionali, alla forza muscolare e all’aderenza al programma di esercizi; ridurre i tempi di recupero, o incrementare i carichi troppo velocemente, sono fattori spesso associati a ricadute.

Nel trattamento della tendinopatia Achillea, così come in quello di tutte le tendinopatie, la parola chiave è gestione dei carichi, perciò affidatevi sempre a professionisti esperti ed adeguatamente formati che comunichino costantemente tra loro e con il coach.

By Pier Damiano Bertini 

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Distorsione della caviglia, cura e prevenzione

Distorsione della caviglia, cura e prevenzione

La Distorsione della caviglia

A quanti di voi pallavolisti sarà capitato almeno una volta di storcere la caviglia? Esperienza dolorosa e fastidiosa, che se non ben curata, può portare ad una non completa ripresa nell’immediato dell’articolazione. Per evitarlo seguite il Vademecum a cura del Fisioterapista #PierDamiano_Bertini.

Quattro semplici immagini che potranno salvare la vostra stagione!

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L’allenamento propriocettivo

L’allenamento propriocettivo

RUOLO DELL’ALLENAMENTO PROPRIOCETTIVO

La pallavolo è uno sport estremamente dinamico dal punto di vista motorio-coordinativo, compreso tra le discipline open skill, ovvero quegli sport dove  l’atleta deve reagire ai continui cambiamenti che avvengono nell’ambiente sviluppando capacità di reazione complessa e anticipazione di situazione.

Un gran numero di salti e ricadute sollecitano in maniera massiccia il sistema neuro-muscolare, che deve continuamente far fronte ad accelerazioni improvvise e continui cambi di direzione.

Proprio in rapporto al quadro sopra descritto si inserisce l’allenamento propriocettivo. Ma cos’è la sensibilità propriocettiva?

Immaginiamo il nostro cervello come un potente elaboratore elettronico che ha il compito di processare tutte le informazioni che gli arrivano, per generare una risposta congrua ai dati inviati. Questi sono rappresentati da parametri di movimento biomeccanico (velocità, forza, direzione, accelerazione) e parametri fisiologici che interessano muscoli, tendini ed articolazioni.

Il lavoro svolto dal nostro Sistema Nervoso Centrale (il computer di cui sopra) è proprio di integrare questa massa in informazioni per permettere una corretta esecuzione del movimento e attuare un eventuale meccanismo di correzione nel caso questa programmazione venga turbata da imprevedibili fenomeni esterni. Da quest’ultima affermazione si deduce che l’azione eseguita viene continuamente confrontata con quella programmata e si attivano opportune correzioni qualora non vi sia corrispondenza tra le due. È quindi un circuito a feedback negativo, dove informazioni afferenti (che provengono cioè dall’esterno) tramite vie sensitive (i propriocettori) vengono continuamente elaborate per mantenere in equilibrio il sistema.

Come allenare la propriocettività?

Per cominciare possiamo dividere le esercitazioni in due categorie

  • esercizi generali
  • esercizi specifici

Gli esercizi generali possono prevedere un controllo posturale statico (viene introdotto un elemento di perturbazione dell’equilibrio quale una sfera o un cuscino di gomma, una tavoletta propriocettiva) e si deve rispondere alle sole oscillazioni del baricentro, o un controllo posturale dinamico (camminare lungo una linea col solo appoggio dei talloni o in punta, effettuare un azione dinamica sopra uno degli ausili sopra descritti come ad esempio camminare sopra una fila di sfere in gomma) introducendo quindi una componente motoria.

Gli esercizi specifici sono quelli che riproducono il gesto di gara, ma turbato da instabilità esterne. Nella pratica sono meno utilizzati rispetto ai primi poiché di più difficile attuazione.

Introduciamo ora un esempio pratico di quanto appena esposto, e per far ciò riporto una routine di lavoro che utilizzo con la squadra che sto seguendo al momento, la Lardini Filottrano (A2 femminile).

Solitamente il lavoro propriocettivo è fatto in concomitanza con le sedute in sala pesi, immediatamente prima di esse. Per mantenere viva l’attenzione delle ragazze e ottimizzare l’utilizzo dell’attrezzatura a disposizione si lavora a circuito, ed ogni stazione ha la durata standard di un minuto. Di seguito gli esercizi proposti:

  1. camminata su talloni lungo linea retta
  2. camminata sulle punte lungo linea retta
  3. andature varie su agility ladder
  4. seduta su sfera di gomma, mantenere l’equilibrio senza l’appoggio dei piedi a terra
  5. in piedi
    , in equilibrio su una sola gamba e ad occhi chiusi, passare la palla davanti e dietro la schiena
  6. affondi dietro con un  piede su skimmy (cuscino in gomma)
  7. in appoggio bipodalico su sfera di gomma, alzata/bagher da passaggio effettuato dall’ allenatore
  8. in appoggio bipodalico, mantenersi in equilibrio su tavoletta propriocettiva con  base a forma di mezzo cilindro (a seconda di come la si orienta,  equilibrio avanti/dietro o destra/sinistra)
  9. in appoggio bipodalico, mantenersi in equilibrio su tavoletta propriocettiva con base rotonda (equilibrio in tutte le direzioni)
  10. mantenersi in equilibrio con le mani sopra una palla a braccia tese, con busto e gambe parallele al terreno

Di seguito le immagini degli esercizi più complessi

ESERCIZI 4 E 10ESERCIZI 8 E 9

Abbiamo finora visto la teoria e la pratica di questa tipologia di allenamento, ma in fin dei conti, cosa ci guadagna l’atleta?

Ebbene tutte le posizioni assunte in campo scaturiscono dalla conservazione dell’equilibrio posturale, il cui controllo è sotto il sistema propriocettivo. Allenarlo vuol dire quindi migliorare la sua capacità di ripristino nel più breve tempo possibile, una volta venuto meno a causa delle diverse situazioni di gara. In sostanza stimolando la sensibilità sensitivo-motoria dei muscoli si aumenta la capacità responsiva di quest’ultimi, e quindi una maggiore padronanza del gesto che viene eseguito in sicurezza e con perfetta coordinazione motoria.

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Pallavolo Boreale, Chapter II

Pallavolo Boreale, Chapter II

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A Novembre abbiamo partecipato ad un torneo “Nevza Championship” in Danimarca che non è rivolto alle sole squadre di club maschili e femminili, ma a tutte le nazionali nordiche, seniors e giovanili di alcuni Paesi come Finlandia, Svezia, Danimarca, Norvegia, Islanda, Inghilterra, etc…

Nel nostro caso, abbiamo avuto l’occasione di partecipare in quanto detentori della Coppa d’Islanda. La qualità del torneo ancora non si avvicina all’altissimo livello (nella fase iniziale), ma sicuramente è stata un’opportunità per potersi confrontare con altre realtà più importanti e capire anche come si sta sviluppando il movimento pallavolistico nel Nord Europa!

Abbiamo avuto nel nostro girone Hvidovre Volley (Danimarca ) e Tromsø (Norvegia), società da cui abbiamo tratto una grossa dose di esperienza!

Discorso diverso invece, è stato per la squadra femminile che, per la prima volta nella storia per una squadra islandese, è riuscita a raggiungere la final four dello scorso Gennaio!! Risultato tanto sperato ed acciuffato per differenza set!

IMG_1772La final four le ha messe a confronto con squadre molto attrezzate (unica squadra “straniera” contro 3 danesi) che hanno avuto la meglio, ma la loro partecipazione rimarrà scritta negli annali.

Massimo Pistoia  per ClubUp!

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