Pallavolo al femminile? non è sempre stato così..

Ormai si associa il volley alle ragazze, ma non è sempre stato così…

Non tutti sanno che fino agli anni Settanta, la Federvolley contava più pallavolisti che pallavoliste. Solo negli anni Ottanta ci fu un’inversione di tendenza. Un sorpasso legato alla generale emancipazione della donna nella società di quel decennio. E sono state le regioni centrosettentrionali a guidare questo cambiamento. «L’impiego e lo sport femminile si svilupparono di pari passo. Oggi, come negli anni Ottanta, nei luoghi dove si evidenzia una maggior occupazione delle donne si riscontra una maggiore pratica sportiva».

La pallavolo è uno sport nazionale anche solo per il fatto che per tesseramenti è la seconda disciplina italiana. Ma non ha sempre goduto del favore che le viene accordato oggi, soprattutto fra le donne. È nel periodo fascista che questo sport conosce il primo tentativo di diffusione pubblica. Questo avvenne grazie «all’Opera nazionale balilla, alla Gioventù italiana del littorio e poi, soprattutto, all’Opera nazionale dopolavoro». Furono le città i poli dove incontrò il maggior successo sopratutto perché provviste di impianti specifici.

Anche la Chiesa ha dovuto dire la sua….

Ma prima di ricevere l’imprimatur dal regime fascista, si rese necessario un confronto con la Chiesa cattolica.
«Dopo il Concordato del 1929, venne istituita una commissione composta da rappresentanti della Chiesa Cattolica e del regime fascista. Il suo scopo era giudicare quali fossero gli sport praticabili dalle donne». Già, perché nell’ideologia della Chiesa e del regime, la funzione primaria della donna era procreare. Erano quindi considerate lecite solo quelle discipline sportive che non compromettevano il fisico femminile. Tuttavia lo sport femminile fascista per antonomasia era la pallacanestro.

Nel ’68 con i Giochi della Gioventù, la pallavolo diventò lo sport di squadra femminile per eccellenza, molto praticato nelle scuole. Ma l’influenza della Chiesa cattolica sulla società italiana si fece sentire fino alla fine degli anni Settanta anche nello sport.
«Fino al 1979, anno in cui lo Stato iniziò un’importante politica di costruzione di infrastrutture sportive pubbliche, la maggior parte dei luoghi attrezzati per praticare gli sport era in mano alla Chiesa, non sempre disponibile al sostegno dello sviluppo dell’attività sportiva delle donne».

Mila e Shiro e la voglia di Volley

Negli anni Ottanta un altro elemento attrasse verso la pallavolo moltissime ragazze: i cartoni animati Mimì e Mila e Shiro. Il potere di questi anime ebbe conseguenze anche sull’approccio alla pallavolo di ragazzi e ragazze. «Le ragazzine erano indotte a mettere in relazione lo sport con l’amore e di conseguenza con l’estetica; i ragazzini, invece, erano maggiormente sollecitati ad associare la dimensione competitiva con il divertimento».

Fonte VanityFair