Tendinopatia Achillea


TENDINOPATIA ACHILLEA

 La tendinopatia achillea è caratterizzata da dolore a livello del tendine d’Achille, che può insorgere  alla pressione, durante le attività della vita quotidiana (camminare, salire e scendere le scale) e durante l’attività sportiva (correre, saltare, cambi di direzione).

Nella maggiorparte dei casi non vi è associata infiammazione, ma solo degenerazione del tessuto. Può essere classificata a seconda della sua localizzazione in inserzionale (a livello della giunzione tra tendine e calcagno) e non inserzionale, o del terzo medio, (a livello della parte centrale del tendine).

Nonostante il tendine d’Achille sia il più spesso e uno dei più resistenti di tutto il nostro corpo, è una di quelle strutture che tendono a soffrire di più in chi pratica sport, considerando anche che è soggetto a carichi che arrivano fino a circa 12 volte il peso corporeo.

 

Quali possono essere le cause della tendinopatia achillea? Molteplici.

Abbiamo dei fattori di rischio “intrinseci”, che sono quelli che fanno riferimento al nostro organismo, suddivisibili in:

  • modificabili, ossia che possono essere corretti, come peso elevato, alto indice di massa corporea (BMI), obesità, diabete, colesterolo alto, scarse forza e/o resistenza muscolare, mobilità della caviglia eccessiva o limitata, piede in eccessiva pronazione, piede cavo;
  • non modificabili, di cui dobbiamo prendere atto per gestire al meglio la problematica, come l’età, il sesso (nei maschi è più frequente che nelle femmine), l’assunzione di farmaci come il cortisone o gli antibiotici, precedenti tendinopatie achillee o infortuni recenti a carico di qualsiasi distretto del quadrante inferiore (schiena, anca, ginocchio, caviglia, piede).

Vi sono poi i fattori di rischio “estrinseci”, quelli cioè che si riferiscono all’ambiente che ci circonda e al nostro stile di vita:

  • cambiamenti nel carico di lavoro (pre-stagione, allenamenti molto intensi, elevato numero di partite consecutive, rientro in campo dopo un periodo di inattività prolungata,…)
  • livello di attività (lavori sedentari, lavori ripetitivi,…)
  • calzature inadeguate
  • errori nell’allenamento
  • terreno d’allenamento irregolare

Da tenere in considerazione sono poi anche i fattori relativi al nostro aspetto psico-sociale, che possono contribuire all’aumento di probabilità di sviluppare questa patologia, come lo scarso o non regolare riposo notturno, lo stress, l’ansia o la depressione.

 

Qual è il miglior trattamento?

Ad oggi l’esercizio terapeutico continua ad essere il trattamento basato su più prove d’efficacia scientifica, soprattutto negli atleti; terapie fisiche (onde d’urto, laser, ultrasuoni) e mediche (antinfiammatori, antidolorifici, infiltrazioni) non sono migliori dell’esercizio per la gestione della problematica nel medio e lungo termine, ma possono aiutare a controllare il dolore nelle fasi iniziali (breve termine). La chirurgia è indicata in caso di rottura completa del tendine o in rari casi che non migliorano dopo 12 settimane di fisioterapia.

Quindi cosa possiamo fare? quali sono i trattamenti più indicati?

Lo scoprirete nel prossimo articolo!! #StayTuned!!